Approfondimenti: 100 anni di missione
Leggere i segni dei tempi: l’abilità di Padre Kolbe
Questo articolo mira ad evidenziare le motivazioni di fondo che hanno portato san Massimiliano a fondare la Milizia dell’Immacolata. Pertanto, prenderemo in esame la situazione politica, culturale e religiosa del tempo in cui e vissuto a Roma al fine di comprendere gli eventi che hanno suscitato in lui il discernimento e la decisione di operare per il bene della Chiesa e dell’umanità.
Nasce in questo modo il sopra citato movimento mariano, il cui cammino iniziale egli condivide con altri sei frati. Gli scritti del Kolbe e interventi di autorevoli studiosi saranno particolarmente utili nella stesura di questo articolo, che – ci auguriamo – possa offrire al lettore importanti spunti di riflessione. Ai tempi di Massimiliano Kolbe la situazione politica della sua patria è certamente drammatica, dal momento che il territorio della Polonia risulta “smembrato”, perché inglobato nei Paesi confinanti. Si assiste, di conseguenza, alla lotta del popolo polacco per la riconquista del proprio suolo e della libertà. Oltre a vivere la drammatica situazione della Polonia, negli anni della sua formazione romana (1912-1919), Massimiliano è spettatore di eventi che manifestano un clima di evidente opposizione alla Chiesa.
Il santo comprende che ci sono associazioni i cui programmi sono contrari ai valori della Chiesa e ai presupposti spirituali che reggono l’umanità e scatta in lui il desiderio di un profondo discernimento per comprendere quale contributo egli possa offrire in un tempo così faticoso per le sorti di ogni uomo. Benedetto XV è il papa che approva la Milizia dell’Immacolata.
Il suo difficile pontificato (1914-1922) “abbraccia” il periodo romano di p. Massimiliano, il quale è molto attento a sostenere la figura del Santo Padre e tutta la vita della Chiesa.
Il pontefice che illuminerà l’attività missionaria del francescano polacco è Pio XI, il cui “governo” (1922-1939) dà un vero e proprio impulso alle missioni ed è in questo periodo che nascono e si sviluppano la Città dell’Immacolata in Polonia e la missione giapponese del martire di Auschwitz.
La gioventù del santo si svolge nel momento in cui i totalitarismi stanno per prendere il sopravvento e condurre progressivamente molte nazioni alla repressione ed alla schiavitù di pensiero e di opere.
Durante la sua permanenza a Roma scoppia il primo conflitto mondiale, che apre una pagina dolorosissima per tutte le genti del mondo. Anche in questo caso egli si interroga sul suo contributo alla Chiesa e ai fratelli. Inoltre, il giovane fra Massimiliano viene a conoscenza della pericolosità del modernismo. Si tratta di un movimento che intende conciliare la filosofia moderna e la teologia tradizionale: detta operazione a considerata molto ardita da Pio X in quanto l’impianto filosofico del teologare del tempo radicato in una filosofia di tipo tradizionale ed eventuali cambiamenti sarebbero assai dannosi sotto il profilo della linearità della dottrina: le parole del santo espongono la preoccupazione ecclesiale del tempo circa l’influsso di questa corrente nello studio teologico.
Secondo Massimiliano la testimonianza dei santi è la risposta migliore alle idee di perversione talvolta “inoculate” dai grandi uomini nel tessuto sociale.
Non sempre il genio umano contribuisce a far elevare l’umanità perché può creare danni seri ai fratelli. Colui che porta un bene che ha origine da Dio e in grado di apportate alla società un notevole beneficio il profilo dei costumi.
Insomma, p. Kolbe invita ad essere sempre scaltri mediante una visione critica della cultura del proprio tempo e ad offrire proprio fattivo ed autorevole contributo per elevare spiritualmente l’ambiente in cui si vive. L’insegnamento di san Massimiliano e davvero importante in quanto egli fa capire che coloro che seguono Cristo ed amano l’Immacolata non possono restare fuori dal mondo, cioè senza analizzare ciò che vi succede.
Il santo, pur da giovanissimo e inesperto frate, compie un’attenta disamina sulla società, la cultura, la politica e la Chiesa del tempo e, dopo aver posto il giusto ascolto alla voce di Dio nella preghiera, inizia il cammino della Milizia dell’Immacolata. Le dinamiche della società globalizzata contemporanea cambiano e si evolvono rapidamente ed è opportuno che credenti e missionari studino in che modo introdurvi le verità preziosissime del Vangelo.
Dopo aver studiato la situazione del mondo in cui viviamo siamo poi chiamati a proporre le giuste soluzioni con l’aiuto dello Spirito Santo e l’insostituibile protezione della Madonna.
E’ necessario essere pronti a tutto, con l’assistenza della Vergine Maria, perché la nostra evangelizzazione tocchi i cuori degli uomini, che sempre più rapidamente cambiano costumi e modi di pensare. Il martire di Auschwitz nella Milizia dell’Immacolata, nel Cavaliere dell’Immacolata e nelle Città dell’Immacolata offre una dimensione apostolica quanto mai atta ad essere particolarmente incisiva nel suo tempo e nella società, di cui fa parte.
La fondazione della Milizia dell’Immacolata: creatura del discernimento di Padre Massimiliano
In questo modo Massimiliano descrive gli inizi della Milizia dell’Immacolata: «Cosi, dunque, con il consenso del P. Rettore, il 17 ottobre 1917 ebbe luogo la prima riunione del primi sette componenti, vale a dire:
- Padre Giuseppe Pal, giovane sacerdote della Provincia rumena
- Fra Antonio Glowitiski, diacono della Provincia rumena (morto il 18.10.1918); 3) fra Girolamo Biasi, della provincia padovana (morto nel 1929)
- Fra Quirico Pignalberi, della Provincia romana
- Fra Antonio Mansi, della Provincia napoletana (morto il 31.10.1918)
- Fra Enrico Granata, della Provincia napoletana
- Io stesso
La riunione ebbe luogo di sera, in segreto, in una cella interna chiusa a chiave, realizzata con una parete provvisoria.
Di fronte a noi vi era una statuetta dell’Immacolata tra due candele accese. Fr. Girolamo Biasi fece da segretario. Lo scopo di quella prima riunione fu la discussione del programma della M.I.» (Scritti Kolbe 1278).
La Milizia dell’Immacolata è fondata da Massimiliano Kolbe e da sei suoi compagni di formazione con due motivazioni ben precise:
- Rafforzare la Chiesa perseguitata ed avversata da più parti e bisognosa di un movimento che la sostenesse con l’apostolato, la preghiera e l’offerta. Quale migliore soluzione se non un movimento mariano che si sarebbe battuto per queste nobili finalità?
- Rinvigorire l’Ordine dei frati minori conventuali «sfiancato» dalle soppressioni e bisognoso di un rinnovamento e di fresche energie spirituali. Quale migliore soluzione se non porlo nelle mani dell’Immacolata mediante l’azione apostolica di un movimento a Lei dedicato.
La M.I. ha un progetto semplice ed efficace
- Offrire maggior fervore ai credenti in Cristo impegnati in un percorso di fede sostanzioso.
- Offrire la possibilità di un cammino spirituale nel Signore a quanti sono lontani dal suo amore.
Si tratta della risposta di Kolbe e dei suoi compagni alla delicata situazione sociale, politica, economica e religiosa del loro tempo.
La M.I. si pone come elemento risolutore e propulsore rispetto alle grandi problematiche che affliggono l’umanità e la Chiesa di quel periodo.
Da notare vi è lo straordinario affidamento alla provvidenza divina e a Maria del giovane fra Massimiliano e dei suoi confratelli che, con poche forze a disposizione, sognano e sono certi che l’Immacolata porterà avanti quel progetto che essi vedono solo in fase embrionale.
Dietro la fondazione della M.I. vi è la fiducia sconfinata del santo nei confronti della Madre di Dio, che lo porta a sognare in grande.
Egli fa esperienza di come la Vergine accompagni il cammino di fede e di missione dei credenti, contribuendo in modo decisivo alla realizzazione di veri e propri miracoli apostolici. Sin dagli albori di questo movimento, Massimiliano ne percepisce la dimensione universale e missione senza limiti.
Si tratta della risposta d’amore di Kolbe e dei suoi compagni ad una realtà mondiale estremamente difficile in quel tempo. il santo ricorda la morte di tre giovani compagni facenti parte dei sette fondatori: l’offerta della loro vita si rivela davvero preziosa per il futuro della Milizia dell’Immacolata.
Ogni attimo degli inizi di questa associazione mariana è descritta da Massimiliano con estrema lucidità e con la certezza dell’intervento di Dio e dell’amore della Madonna: è un progetto di carità e di evangelizzazione che va prodigiosamente diffondendosi in tutto il mondo.
La M.I. non nasce solo dall’abilita del santo di “leggere” ed interpretare i segni dei tempi, ma anche da una grande capacità di ascolto, che si esprime mediante l’obbedienza.
Ecco alcune significative espressioni: “La M.I. è iniziata e si è sviluppata attraverso la santa obbedienza. E non poteva essere diversamente, perché per il fatto che l’essenza di essa è di appartenere all’Immacolata [.. .]. L’elemento fondamentale di una simile trasformazione consiste nel conformare, nel fondere, nell’unificare la nostra volontà con la sua.
È fuori dubbio che la sua volontà è pienamente congiunta alla volontà di Dio […].
Solamente la santa obbedienza è in grado di manifestarci in modo infallibile la volontà di Dio, la volontà di lei (Scritti Kolbe 579).
La MI, come tutte le grandi opere apostoliche che p. Kolbe avvia e sviluppa, ha origine nell’ascolto-accoglienza della volontà di Dio. Del resto, proprio l’Immacolata è modello di docilità e di disponibilità nel compimento della volontà divina.
Quanto Maria vuole è perfettamente in accordo al volere dell’Altissimo le sua intercessione, il suo esempio e la sua protezione conducono il credente a vivere in modo autentico l’obbedienza, che è la via per giungere a realizzare il progetto di Dio.
In san Massimiliano obbedienza e fiducia in Dio sono strettamente legate e fanno parte di un unico atteggiamento del cuore.
Si arriva all’eroismo quando l’accoglienza della volontà dell’Altissimo è vissuta nella «notte» e nella prostrazione interiore, quando non si riesce a comprendere il piano di Dio e, tuttavia, vi e il massimo affidamento a Lui.
Kolbe non si limita alla teoria, ma quando pensa diventa vita vissuta. In ogni circostanza del suo cammino di religioso e di sacerdote fa dell’ascolto un elemento dominante della sua spiritualità: in alcun caso desidera mortificare il progetto di Dio nei suoi confronti e cerca di rimanere accogliente rispetto a quanto l’Altissimo gli fa comprendere, sempre con il massimo impegno e con la più grande disponibilità del cuore.
Uno sguardo allo Spirito Missionario sul modello di San Francesco di Assisi
Per comprendere la vocazione missionaria della Milizia dell’Immacolata (M.I.) attingiamo alle parole di una lettera che san Massimiliano ha scritto da Nagasaki il 9 dicembre 1930 al p. Florian Koziura, residente a Niepokalanów, cioè la Città dell’Immacolata polacca.
Non ha essa [Niepokalanów] un fine particolare che costituisce la sua ragione di esistere, vale a dire la conquista del mondo intero all’Immacolata, secondo l’ideale ossia l’attuazione del fine della M.I.? E dato che tale fine, “il mondo intero”, comprende in se stesso la “missione” nel significato più ampio e più rigoroso del termine, perciò in conformità al capitolo XII della Regola, non ogni religioso, anche se è un buon frate, ha la vocazione questo; d’altra parte, colui al quale l’Immacolata si è degnata di concedere tale grazia, non può accontentarsi di quanto fanno gli altri e del modo consueto di agire» (SK 509). Il fine di Niepokalanów si ispira allo scopo per cui la M.I. è sorta: conquistare il mondo intero all’Immacolata.
Ogni opera kolbiana (le riviste e le Città dell’Immacolata) ha questo splendido obiettivo. La missione della M.I. ha certamente una dimensione mondiale, di largo respiro.
Lo slancio apostolico di chi compie un percorso kolbiano ha necessariamente una grande portata.
Il martire polacco chiama in causa addirittura san Francesco. Infatti, «Il Padre S. Francesco è il modello del missionario; il suo esempio, la sua Regola sono altamente missionari e consentono il massimo slancio apostolico diretto alla salvezza e alla santificazione delle anime. La caratteristica fondamentale di tale Regola, la Santa povertà, è un capitale e la cassa senza fondo della Divina Provvidenza. Noi lo sperimentiamo vivamente qui in Giappone» (Ibidem).
L’ Assisiate e la sua Regola sono un indiscutibile punto di riferimento per p. Kolbe, il quale nel Poverello e nel suo stile vede un modello straordinario di vita missionaria senza limiti. Anche in questa ottica entra in pieno nella tradizione francescana, che sviluppa con geniale apporto.
II suo apostolato ha un’alta motivazione: il desiderio di annunciare l’amore di Dio e dell’Immacolata a tutta l’umanità, secondo lo stile di Francesco. Il santo polacco è animato dalla volontà di trasmettere a tutti gli uomini la profondità dell’amore divino, che si manifesta anche mediante la presenza materna della Vergine Maria. Il suo zelo è tale da portarlo a sognare un apostolato senza confini e senza barriere.
Il martire francescano, inoltre, si sente interpellato in prima persona dalla Chiesa e dal Santo Padre che, negli anni della sua esistenza terrena, invitano con determinazione le vane componenti della realtà ecclesiale ad aprirsi generosamente alla dimensione missionaria. Inoltre, egli avverte come molto importante l’esempio del Poverello, il quale pone la missione tra gli elementi cardine della vita francescana mediante la Regola, che egli stesso vive con profonda e continua tensione missionaria.
«L’Immacolata come fine e la povertà come capitale: ecco le due cose che Niepokalanów non può affatto, sotto nessun aspetto, abbandonare. Senza tale fine essa cesserebbe di essere “Niepokalanów”, tradirebbe la sua missione. Mentre, senza la povertà e senza il fare affidamento sulla Divina Provvidenza, non si puo parlare di slancio, di offensiva (Ihidem).
L’Immacolata è il punto di riferimento della missione: affidarsi alla sua custodia vuol dire essere certi del buon fine di questa attività. Chi compie un cammino M.I. sappia che vive da apostolo nelle mani della Vergine Maria. Ogni azione apostolica del nostro movimento deve avvenire all’insegna della comunione. San Massimiliano conferisce un enorme valore all’agire in unità di intenti per una maggiore efficacia pastorale. Significative sono queste espressioni di Kolbe: «In una parola, a me sembra che l’azione della M.I. e delle Niepokalanów attuali e future su tutta la terra debba essere strettamente collegata, perché si tratta di un unico spirito e di un unico corpo. Diversamente non ci sarà vigore» (Ibidem).
In definitiva, san Massimiliano ricorda la portata universale della missione M.I.. Questa associazione, ormai centenaria, persegue una finalità importantissima: ogni cuore sia condotto all’Immacolata e introdotto in un cammino di santità e di vita etema. Kolbe ci ricorda che questo spirito apostolico è nella linea dell’ardore evangelico dimostrato e insegnato da Francesco di Assisi.
Per l’intero movimento è importante riflettere sul proprio spirito missionario, perché esso sia sempre in linea con quanto il martire di Auschwitz vive ed insegna. Il cammino M.I. esprime un’azione di evangelizzazione di universale grandezza, per la quale è importante spendersi con tutte le forze.
La pace del cuore: la testimonianza di Kolbe
Il santo offre al “suo” movimento e a tutti i credenti una via percorribile per ottenere la pace del cuore, quella pace che diventa edificazione ed evangelizzazione in ogni ambiente.
La testimonianza di un cuore pacificato e perfettamente in armonia con il Signore e i fratelli è quanto di meglio un cristiano possa offrire alla società in cui vive. Per un membro M.I. questa finalità è addirittura – urgente se consideriamo lo splendido esempio di san Massimiliano. Il suo cuore è costantemente abitato dal Signore è nella pace, la stessa che trasmette a quanti accompagna spiritualmente o semplicemente. Basti pensare alla tranquillità che infonde ci compagni di prigionia in Auschwitz per comprendere la ricchezza del suo mondo interiore. I santo si mostra davvero abile nel pacificare gli animi di coloro che vivono momenti faticosi.
Ad esempio, quando si tratta di portare avanti opere pionieristiche, egli non smette di alimentare nei cuori la fiducia nel Signore, sentimento che alberga ampiamente nella sua anima.
Lo stesso accade nei riguardi di quanti sono con lui nel campo di sterminio, i quali nutrono le loro speranze proprio grazie alla parola e al martirio di Massimiliano.
Qualche tempo prima dell’ultimo arresto, il 10 settembre 1940, così scrive da Niepokalanów ai frati di Mugenzai No Sono, in Giappone: «In effetti, la preghiera è un mezzo sconosciuto, e tuttavia il più efficace per ristabilire la pace nelle anime, per dare ad esse la felicità, poiché serve per avvicinarle all’amore di Dio. La preghiera fa rinascere il mondo. La preghiera è la condizione indispensabile per la rigenerazione e la vita di ogni anima. Per mezzo di essa santa Teresina è diventata, senza abbandonare le mura del proprio convento, la patrona di tutte le missioni e non titolare soltanto, come l’esperienza dimostra» (SK 903).
Queste espressioni ci fanno comprendere che l’orazione permette all’uomo di vivere nella pace del Signore: essa, infatti, consente la totale rigenerazione del cuore, ormai libero da ogni genere di ostacolo. Con l’orazione l’uomo, ricolmo di consolazione e di forza, riesce a raggiungere abbondanti frutti spirituali. Nel cammino della M.I. la preghiera è un elemento fondamentale, dal momento che Massimiliano la pone tra i mezzi a disposizione di chi segue questo itineratio mariano.
Molto eloquenti sono le seguenti parole, tratte dalla medesima lettera: «Preghiamo anche noi, preghiamo bene, preghiamo molto, sia con le labbra che con il pensiero e sperimenteremo in noi stessi come l’Immacolata prenderà sempre più possesso della nostra anima, come la nostra appartenenza a Lei si approfondirà sempre più sotto ogni aspetto, come le nostre colpe svaniranno e i nostri difetti si indeboliranno, come soavemente e potentemente ci avvicineremo sempre più a Dio. L’attività esterna buona, ma, ovviamente, è di secondaria importanza e ancora meno in confronto con la vita interiore, con la vita di raccoglimento, di preghiera, con la vita del nostro personale amore verso Dio» (SK 903). La preghiera del martire di Auschwitz è estremamente concreta perché porta frutti di conversione. Pregare non vuol dire solo dialogare con Dio, a perseguire, con il suo sostegno, un percorso di santificazione con abbondanti e positivi risultati.
Il progresso nella vita spirituale dipende dalla qualità della comunione con Dio: più essa è profonda, più è possibile crescere in santità di vita. Ciò comporta il raggiungimento di una grande pace del cuore, che si trasforma, come Massimiliano insegna, in una testimonianza d’amore, anche grazie ad un costante atteggiamento di ascolto, fondamentale per ottenere maggiore profitto nella pratica delle virtù. La pace, secondo Massimiliano, sgorga da un rapporto di unione profonda con l’Altissimo, dal quale egli si lascia istruire e guidare. Il martire polacco ci aiuta a comprendere l’importanza del silenzio e del raccoglimento. Per favorire un dialogo fruttuoso ed incessante con Dio è necessario fare spazio alla preghiera in opportuni luoghi e tempi: l’orazione segna un vero e proprio stile di vita.
Cosi l’uomo si eleva al di sopra delle preoccupazioni che la società suscita, occupandosi soprattutto di alimentare la propria conversazione con Dio, che va amato sopra ogni cosa e da forza in ogni circostanza. La preghiera, dunque, è anche ascolto: San Massimiliano è esemplare pure in tema di discernimento proprio perché sa creare il silenzio necessario per lasciarsi interpellare dalla voce di Dio. L’orazione sempre caratterizzata da un sottofondo di fiducia e di affidamento alla provvidenza divina. Quando il cuore si riempie dell’amore di Dio nella preghiera è pacificato e sa pacificare.
Kolbe e il desiderio di una Milizia dell’Immacolata in Comunione e in Missione
La Milizia dell’Immacolata, nel centenario della sua fondazione, è chiamata a scoprire la sua vocazione missionaria. Questa tensione per san Massimiliano è importante, ma ogni opera apostolica deve basarsi sulla comunione fraterna che, con la preghiera, ne costituisce il fondamento.
Cenacolo-MarianoEcco le parole del santo: «L’anima che fa parte della Milizia dell’Immacolata, quindi, cessa di preoccuparsi eccessivamente anche della propria eternità. Riconosce che tutto ciò che non dipende dalla propria volontà viene dalla mano di Dio attraverso l’Immacolata e, per quanto sta in lei, cerca di fare tutto quel che può allo scopo di conoscere la volontà dell’Immacolata sempre più perfettamente e di compierla sempre più fedelmente, anche se ciò gli costasse molte sofferenze e sacrifici» (SK 1329, Appunti per un libro).
Si tratta di significative espressioni di Kolbe, vergate nel 1937, cioè in una fase matura del suo percorso.
Con le suddette espressioni fa comprendere che quanti fanno parte della M.I. sono chiamati a tendere verso la vita eterna.
L’appartenenza all’Immacolata non va solo a supportare il proprio cammino apostolico, ma aiuta a procedere verso la beatitudine senza fine. L’esistenza terrena, affidata a Maria e illuminata dai mezzi e dalle finalità della M.I., diventa un continuo voler aderire al Regno di Dio con tutte le vie del cuore.
Ma questo non basta. Non è possibile muoversi da soli sulla strada del premio eterno, ma è importantissimo pregare ed operare perché anche altri fratelli possano percorrere questa via.
Prosegue, infatti, Kolbe: «Un’anima che si è effettivamente donata all’Immacolata fino a questo punto non può non esercitare un influsso nell’ambiente che la circonda, anche senza esserne consapevole. Essa, tuttavia, non si accontenta di questo, ma compie consapevolmente ogni sforzo e fa tutto il possibile per guadagnare anche altri all’Immacolata, affinché anche altri divengano come lei. Per questo appunto nell’atto di consacrazione essa prega l’Immacolata: ‘Disponi di me, se vuoi, di tutto me stesso, senza alcuna riserva, per compiere ciò che è stato detto di Te: Ella ti schiaccerà il capo’ [Gen 3, 15], come pure: ‘Tu sola hai distrutto tutte le eresie sul mondo intero’ [ufficio della B.V. Maria], affinché nelle Tue mani immacolate e misericordiosissime io divenga uno strumento utile per innestare e incrementare il più fortemente possibile la Tua gloria in tante anime smarrite e indifferenti, e per estendere, in tal modo, quanto più è possibile, il benedetto Regno del Sacratissimo Cuore di Gesù; dove Tu entri, infatti, ottieni la grazia della conversione e della santificazione, poiché ogni grazia scorre, attraverso le Tue mani, dal Cuore dolcissimo di Gesù fino a noi. Quest’anima desidera conseguire tutto ciò a proprie spese, a prezzo del proprio lavoro, a prezzo del sacrificio di ciò che possiede, del sacrificio di se stessa, fino allo spargimento dell’ultima goccia di sangue. Perciò essa e disposta a servirsi di tutti i mezzi leciti che il suo stato, le sue condizioni e le circostanze le permettono» (Ibidem). Massimiliano descrive mirabilmente la missione di chi aderisce alla M.I.: egli prega, lavora, lotta, soffre e offre, perché altri fratelli possano sperimentare le gioie della presenza materna dell’Immacolata e dell’appartenenza a lei, in un itinerario di continua santificazione personale ed evangelizzazione. I segreti del cuore non possono restare nascosti. Chi compie una via in stile kolbiano, non può non rivelare l’importanza del ruolo di Maria nella propria esistenza, un ruolo che vuol dire involarsi verso il Regno, dopo un perseverante impegno di conversione e santificazione nel corso del proprio pellegrinaggio terreno.
Inoltre, Massimiliano invita a sperimentare la forza della comunione fraterna. «Uno del mezzi che aumenta notevolmente i risultati degli sforzi è l’unione fra anime come queste, allo scopo di tendere verso lo scopo con energie comuni. Per questo è nata l’associazione della Milizia dell’Immacolata, la quale, perfino nella sua forma giuridica più semplice, che non richiede organizzazione più rigorosa, rende possibile alle anime non solo il lucrare le indulgenze concesse dalla Sede Apostolica, ma anche l’approfondimento dell’ideale della Milizia dell’Immacolata e la sua applicazione alle circostanze normali della vita concreta. Inoltre, mediante la sede centrale, possono altresì scambiarsi vicendevolmente i loro punti di vista e le loro intenzioni» (Ibidem).
Il cammino verso il Regno avviene in comunità e in comunione. Il martire di Auschwitz crede molto nell’unione fraterna. La condivisione, lo scambio, la preghiera e la realizzazione di progetti devono avvenire in un contesto di profonda unità tra fratelli. Nel corso della propria esistenza, Massimiliano ha costantemente evidenziato il valore del prossimo. Ha fondato la M.I. con sei frati, ha pensato e costruito le Città dell’Immacolata con tanti confratelli, la missione in Giappone e maturata in condivisione, la stessa permanenza in Auschwitz è stata impreziosita da forti rapporti fraterni con altri prigionieri. Nulla egli compie da solo, in tutto fa riferimento alla comunità.
Appartenere a Maria: cuore del cammino M.I.
Appartenere all’Immacolata rappresenta il cuore del cammino di chi fa parte della Milizia dell’Immacolata. La sua presenza nella vita dei credenti ricolma di ogni bene spirituale necessario al progresso interiore. Essere dell’Immacolata pone nella condizione di sperimentare una missione molto importante: raggiungere i cuori dei fratelli più lontani dall’amore di Dio, per avvicinarli alla fonte della carità, attraverso la preziosissima mediazione della stessa Vergine. Chi impara a conoscerla non può fare a meno di intraprendere un autentico cammmino cristiano.
A tal proposito, così san Massimiliano si esprime nel Cavaliere dell’Immacolata in polacco nel maggio, del 1932: «Con Patto di consacrazione noi ci siamo offerti all’Immacolata in proprietà assoluta. Senza dubbio Ella è lo strumento più perfetto nelle mani di Dio, mentre noi, da parte nostra, dobbiamo essere degli strumenti nelle Sue mani immacolate. Quando, perciò, debelleremo nel modo più rapido e pia perfetto il male nel mondo intero? Quando ci lasceremo guidare da Lei nella maniera pia perfetta. É questa la cosa più importante e unica. Ho detto: “unica”. Infatti, ognuno di noi deve preoccuparsi unicamente di armonizzare, di conformare, di fondere, per cosi dire, completamente la propria volontà con la Volontà, dell’Immacolata, cosi come la di Lei è completamente unita alla Volontà di Dio, Suo Cuore al Cuore del Suo Figlio Gesù» (SK 1160). Appartenere a Maria è, dunque, un’esperienza altamente contemplativa perché, mediante la preghiera, sperimentiamo il suo amore e il suo intercedere per la nostra santificazione. Nel Cavaliere dell’Immacolata polacco del maggio 1822,
Kolbe scrive «[…] l’aiuto più facile e più sicuro è, per volere di Dio, la Ss. Vergine Maria. A Lei la s. Chiesa applica le parole della sacra Scrittura: “Ella ti schiaccerà il capo” [Gen 3, 15] (ossia quello del serpente internale), e di Lei canta: “Tutte le eresie Tu sola hai distrutto nel mondo intero” [ufficio della B.V.M.]. “Tutte”, dunque senza alcuna eccezione; “le eresie”, dunque non gli eretici, poiché questi Ella li ama; “Tu sola”, dunque Ella basterà; “hai distrutto”, dunque non le indebolisce soltanto, e questo avviene sull’intero globo terrestre.
Ed Ella schiaccerà il capo delle svariatissime membra del drago infernale. Inoltre, la storia ci insegna che non è quasi mai avvenuta una conversione senza una presenza particolarmente evidente della mano di Maria; tutti i santi hanno nutrito una devozione particolare verso di Lei […]» (SK 1007).
Chi appartiene a Maria ha lo scopo urgente di presentarla a tanti nostri fratelli in difficoltà e proporre loro l’importanza dell’amore all’Immacolata e di un percorso di continua maturazione nella fede. Ci aiutano ancora le parole di Kolbe, tratte dal Cavaliere polacco del gennaio del 1924: «Il nostro scopo, perciò, è: Impegnarsi nell’opera di conversione dei peccatori e nell’opera di santificazione di tutti, sotto la protezione e per la mediazione dell’Immacolata».
Di conseguenza, l’essenza della M.I. è costituita dalla offerta totale di noi stessi, senza limiti né condizioni, all’Immacolata come sua proprietà, affinché Ella voglia fare di noi ciò che le piace e agire, per mezzo nostro, negli altri (SK 1046).
Essere dell’Immacolata incide profondamente sul vissuto di Massimiliano. Egli insegna che appartenere a lei vuoi dire soprattutto cercare di imitarla nelle virtù e di affidarsi alla sua materna ed amorosa protezione. L’affidamento all’Immacolata rappresenta il vertice di un rapporto con la Vergine, rapporto che non è meramente devozionale, ma tocca in modo radicale il vissuto spirituale. L’amore per la Vergine non è un fatto teorico. Si tratta di esprimere la massima fiducia in lei e avere la certezza che il suo tenero sostegno e la sua guida benevola condurranno il credente al compimento della volontà dell’Altissimo.
D’altra parte, ogni membro della M.I. deve porre la massima attenzione nello svolgere quanto gli è proprio in riferimento all’ascesi, offrendo una splendida testimonianza di impegno e buona volontà al servizio del
Signore e del Regno.
San Massimiliano Kolbe maestro nella conformazione a Cristo
Chi si pone alla sequela di Cristo, seguendo l’esempio di Massimiliano Kolbe, ha l’opportunità di apprendere da lui la via della conformazione al Redentore. Infatti, il percorso di Massimiliano è sempre teso all’imitazione del mistero di Gesù, sacramento dell’amore di Dio che si manifesta all’uomo povero e umile.
GesuIl mistero pasquale può rivelarsi nelle nostre piccole sofferenze quotidiane. Del resto, siamo cristiani non per cercare gloria e il raffronto ci consente di accogliere la vita di Gesù in noi, di aprirci all’azione dello Spirito per imitare Cristo nella sua kenosi.
Lo sa bene p. Kolbe che così si esprime in una lettera del 9 aprile 1933 ai frati di Mugenzai No Sono: «Figli cari, ricordiamoci che l’amore vive, si nutre di sacrifici. Ringraziamo l’Immacolata per la pace interiore, per le estasi d’amore, tuttavia non dimentichiamo che tutto questo, benché buono e bello, non è affatto l’essenza dell’amore e l’amore, anzi l’amore perfetto, può esistere anche senza tutto questo. Il vertice dell’amore lo stato nel quale è venuto a trovarsi Gesù sulla croce quando disse: ‘Di mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato’. Senza sacrificio non c’è amore» (SK Ecco come anche le sofferenze diventano positive e foriere di bene. E importante verificare la nostra mentalità.
La vera vita è il Triduo Pasquale del Signore. Anche nella nostra esistenza di discepoli incontreremo incomprensioni e dolori, ma dietro queste realtà c’è sempre la risurrezione. Se non accettiamo in noi il mistero pasquale non saremo buoni cristiani. Dopo aver verificato la nostra mentalità, è importante sondare anche la volontà per essere spiritualmente liberi e tesi fortemente verso il bene, superando un malsano attaccamento a noi stessi e alle nostre posizioni.
É fondamentale evitare i danni che la presunzione può arrecare al cuore, nonché adoperarsi in una continua lotta spirituale verso l’abbandono totale in Dio.
Significative sono queste espressioni di Kolbe, tratte da una lettera scritta ai frati di Mugenzai il 1 dicembre 1940: «Per facilitare a noi l’attività volta al bene delle anime, Dio permette, piccole croci di vario genere, dipendenti o indipendenti dalla volontà altrui, provenienti o meno da una volontà retta. E un campo immenso di innumerevoli sorgenti di grazie che deve essere utilizzato.
Sono fonti di meriti, tra gli altri, i dispiaceri provocati da altre persone […]. Per essere sinceri, la natura inorridisce di fronte alla sofferenza e all’umiliazione, ma alla luce della fede quanto sono necessarie esse per purificare la nostra anima e, perciò, quanto debbono esserci gradite! Quanto contribuiscono ad avvicinare maggiormente a Dio, e quindi ad una maggiore efficacia della preghiera, ad una più valida azione missionaria!» (SK 925) Conviene, dunque, pregare il Signore per ottenere la grazia di essere liberi di accogliere i tempi di croce, i momenti di passaggio dalla morte alla risurrezione.
Non possiamo consegnarci nella mani di Dio ed affermare la nostra volontà. Cristo affida tutto se stesso al volere del Padre, aderisce con la sua volontà a quella del Padre, ciò più che affidare semplicemente se stessi al volere di un altro.
L’episodio del Getsemani è particolarmente illuminante. Nel cammino di discernimento è importante fare una verifica sulla propria capacita di donarsi, non solo sulla mentalità o sulla volontà. Le piccole croci quotidiane aiutano a conformarci a Cristo povero e crocifisso, lasciando che questi tempi – ben vissuti e ben accolti – possano essere forieri di una enorme crescita spirituale. San Massimiliano, sulla scia di Francesco di Assisi, desidera percorrere il cammino del Triduo Pasquale, ciò entrare in una dinamica di risurrezione passando per la croce. Il martire di Auschwitz affronta ogni sofferenza, in particolare quella del campo di concentramento, secondo questa logica.
La croce è necessaria per la propria santificazione, apre la via alla felicità eterna, promessa da Gesù ai giusti e apoteosi di un cammino di sequela. Chi si ispira a Kolbe non può trascurare il suo percorso di passione e di gloria in Cristo Signore.
La Milizia dell’Immacolata sotto la guida dello Spirito
San Massimiliano, come Francesco d’Assisi qualche secolo prima, definisce Maria sposa dello Spirito Santo. E’ evidente che per i due francescani questo appellativo non nasce solo dal concepimento per opera del Paraclito, ma anche e soprattutto perché ella riesce a farsi “plasmare” da lui perfettamente. L’Immacolata e il capolavoro di Dio, colei che si è lasciata pienamente “forgiare” dalla grazia divina.
Ecco le espressioni del martire di Auschwitz: «Fin dall’eternità, però, Dio aveva previsto una Creatura che in nessuna cosa, nemmeno la più piccola, si sarebbe allontanata da Lui, che non avrebbe dissipato nessuna grazia, che non si sarebbe appropriata di nessuna cosa ricevuta da Lui. Fin dal primo istante della sua esistenza Datore delle grazie, lo Spirito Santo, stabilì la propria dimora nella sua anima, ne prese altresì possesso assoluto e la compenetrò talmente che il nome di Sposa dello Spirito auto non esprime che un’ombra lontana, pallida, imperfetta, anche se vera, di tale unione. Egli, poi, non permise che fosse contaminata dalla macchia del peccato originale: fu fatta senza peccato, Concepita immacolatamente (SK 224, Miles Immaculatae I-III del 1938). Maria ha un ruolo portante nella storia della salvezza, di donare all’umanità il Redentore, assecondando in pieno l’opera divina. Ella è stata preparata e preservata dalla misericordia di Dio per una missione davvero grande. Ciò offre l’opportunità di considerare che anche a noi è stato affidato un progetto dalla benevolenza dell’Altissimo, un piano che siamo chiamati a realizzare, aderendo in pieno alla sua volontà, come la Vergine ha fatto e insegna.
«La vergine Immacolata, tuttavia, la più perfetta tra le creature, è stata elevata al di sopra di ogni creatura ed è una creatura “divina” in un modo ineffabile. Il Figlio di Dio, infatti, discese dal Padre per mezzo dello Spirito, prese dimora in Lei, si incarnò in Lei ed Ella divenne la Madre di Dio, la Madre dell’Uomo-Dio, la Madre di Gesù. Da allora ogni grazia – che proviene dal Padre attraverso Gesù, il Figlio incarnato, e lo Spirito che dimora nell’Immacolata – viene distribuita proprio attraverso l’Immacolata.
Inoltre, qualsiasi manifestazione di amore delle creature non giunge al cospetto di Dio se prima l’Immacolata non l’ha purificata dalle imperfezioni, se Gesù non l’ha elevata ad un valore Infinito e, perciò, non l’ha resa degna della maestà del Padre celeste. L’unione tra lo Spirito Santo e la Vergine Immacolata è cosi stretta che lo Spirito Santo, che ha compenetrato profondamente l’anima dell’Immacolata, non esercita alcun influsso nelle anime se non per mezzo di Lei» (Ibidem).
L’unione tra lo Spirito Santo e l’Immacolata non è avvenuta per caso o solo per opera divina. C’è stata tutta la collaborazione della Madonna che, pur avendo avuto privilegi grandissimi, ha costantemente aderito all’opera dell’Onnipotente. La collaborazione di Maria alla sovrabbondante grazia divina è evidente e determinante. Ella insegna a ciascun credente e a chi compie un cammino M.I. ad essere sempre disponibile alle chiamate divine, che si presentano nel nostro cammino e definiscono il nostro ruolo unico nella vita e nella storia della Chiesa, nonché nell’ edificazione del Regno.
«Per questo appunto Ella è diventata la Mediatrice di tutte le grazie, proprio per questo Ella è veramente la Madre di ogni grazia divina. Per questo ancora Ella è la Regina degli angeli e dei santi, è l’Aiuto dei cristiani, è ii Rifugio dei peccatori» (Ibidem). L’Immacolata continua ancora oggi a svolgere il suo ruolo preziosissimo verso l’umanità. Ella è ora mediatrice delle grazie che promanano da Dio, continuamente si prende cura dei suoi figli intercedendo per loro ed accompagnandoli nel cammino di santificazione. La presenza della Vergine nella storia dell’umanità continua ad essere decisiva ed illuminante.
Il cammino della M.I. non è nato per caso, ma ha avuto origine e si è sviluppato in virtù di una divina disposizione, alla quale san Massimiliano ha aderito. Molti uomini e donne, attratti dall’ideale kolbiano, hanno accolto la missione M.I. Il percorso centenario della nostra associazione è stato reso possibile grazie al “si” di tante persone.
L’itinerario M.I. andrà avanti ancora e nel migliore dei modi, nella misura in cui i suoi membri, proprio come Maria, accoglieranno il progetto affidato loro da Dio.
Uno sguardo sulla diffusione mondiale della Milizia dell’Immacolata
Le celebrazioni dei 100 anni di vita della Milizia dell’Immacolata impongono una riflessione sulla diffusione del movimento in tutto il mondo. Attualmente la M.I. è diffusa in tutto il pianeta ed esprime caratteristiche particolari a seconda della nazione in cui si è radicata e alla tradizione spirituale e apostolica ivi sviluppatasi.
Storicamente in Polonia e in Italia il movimento esiste dalla sua prima ora e qui conserva una struttura molto organizzata e capillare che permette una valida evangelizzazione nelle Chiese locali dove è molto presente. Le sedi garantiscono una valida formazione ai membri dell’associazione che, a loro volta, si impegnano nella catechesi e in iniziative legate alla stampa ed alla distribuzione del Cavaliere dell’Immacolata, storica rivista kolbiana.
In Europa, in ogni Stato, sono presenti strutture e membri di questa istituzione mariana e qui si segnalano le attività molto dinamiche dei militi della Spagna, della Repubblica Ceca, del Lussemburgo e della Croazia. La realtà cui l’apostolato in stile Kolbe maggiormente diffuso è il Brasile, nel distretto di San Bernardo o Campo. La MI. di questa area anima una emittente radiofonica molto diffusa ed apprezzata, una stazione televisiva ed altre opere che prevedono l’uso dei mass-media.
Qui il messaggio di Kolbe si è radicato molto bene e fa presa soprattutto tra i giovani. Sempre in terra brasiliana, vi è un altro centro molto importante in quel di Brasilia, dove esiste ed opera una Città dell’Immacolata. Segnaliamo, inoltre, presenze assai dinamiche in Colombia e Bolivia.
Molto significativa è la presenza del movimento negli U.S.A. In ogni Stato esistono sedi che si rivelano attive, particolarmente nella pastorale dei giovani e carceraria. In Asia la M.I. è una realtà pastorale che “attecchisce” in modo rilevante in Corea del Sud, India, Giappone e Filippine: in questa ampia area i militi sono davvero numerosi e danno vita ad attività di evangelizzazione di ampio spettro. L’associazione va diffondendosi anche in Africa. Onore alle presenze “tradizionali” di Zambia e Kenya, essa è appena nata in Burkina Faso e Nigeria e da anni opera in Costa d’Avorio, con una presenza laicale numerosa e qualificata, pur senza la presenza dei Frati Minori Conventuali.
Non manca la presenza di sedi e militi in Australia, dove e ben avviato un apostolato a mezzo stampa, che riscuote molti consensi. Abbiamo elencato le presenze pin numerose e dall’apostolato meglio radicato, ma possiamo dire che ovunque, in ogni nazione vi è la presenza della Milizia dell ‘Immacolata che perpetua con ogni mezzo possibile il messaggio e l’apostolato kolbiani.
Una prospettiva che coinvolge la M.I. di oggi è senza dubbio quella di valorizzare ed attualizzare il carisma di san Massimiliano. Il santo ha lasciato una traccia indelebile nel mondo francescano e nella Chiesa. Il suo messaggio e la sua testimonianza vanno riscoperti sulla base delle esigenze dell’uomo e della famiglia ecclesiale contemporanei. La missione e il martirio di san Massimiliano esercitano un grande fascino ancora oggi ed è importante che il movimento da lui fondato riscopra gli elementi portanti della sua struttura teologica, pianificando in che modo essi possono essere introdotti nella realtà contemporanea.
Dell’eredità kolbiana resta ancora oggi molto forte la spiritualità dell’affidamento all’Immacolata. L’associazione da lui fondata è chiamata a scoprire ogni giorno la gioia e la forza di appartenere a Maria, che vuol dire camminare illuminati dal suo materno amore e dal suo luminoso esempio di sequela. Ponendosi nelle sue mani, san Massimiliano ha compiuto opere apostoliche straordinarie, dimostrando come sia fondamentale il suo apporto nella vita di ogni uomo.
Inoltre, il santo invita a far dipendere dalla preghiera ogni forma di attività missionaria: l’annuncio e la testimonianza si poggiano sull’orazione e sulla capacità di affidarsi costantemente all’Immacolata: il trionfo della vita interiore che si traduce in instancabile e solida evangelizzazione.
La M.I. di oggi è chiamata a dare luce e forza ai grandi valori del cuore, che sono il fondamento di tutta la sua attività. Tra loro c’e sicuramente la capacità di vivere e operare in comunione: ogni realtà nazionale ha le sue caratteristiche, tuttavia il movimento opera con armonia ed efficacia solo se i cuori di tutti battono all’unisono, solo se si valorizza un autentico spirito di famiglia.
La sfida del dialogo come unica via per costruire la pace
Massimiliano Kolbe non conosce il dialogo interreligioso nella modalità oggi intesa dall’attuale teologia e dalla sensibilità dei credenti.
Dalle espressioni da lui utilizzate comprendiamo che il suo approccio verso gli ebrei, gli islamici, i buddisti ecc. è caratterizzato dal desiderio che si possano convertire al Cristianesimo, unica via di salvezza. Pur evidenziando questo dato, va detto che il santo opera in senso missionario con una modalità improntata al massimo rispetto del vissuto di ogni individuo. Infatti, egli propone a tutti gli uomini, anche ai non cristiani, il contenuto delle sue riviste, favorendo una profonda riflessione interiore, che talvolta sfocia nel battesimo. Massimiliano agisce con la massima delicatezza, offrendo una splendida testimonianza di carità proprio grazie alla sua capacità di confronto, che raggiunge il punto più alto ad Auschwitz.
Sotto questo profilo la Milizia dell’Immacolata oggi risulta “non pervenuta”, dal momento che il dialogo interreligioso non è al centro del suo percorso apostolico. Ciò rappresenta una “nota stonata”, al cospetto di quanto san Massimiliano ha vissuto e insegnato. Tuttavia, ci possono essere margini di crescita, sotto questo profilo, del movimento kolbiano, che può e deve esprimere il meglio di se attraverso il confronto con altre confessioni.
La Milizia dell’Immacolata può, unitamente al mondo ebraico, islamico, buddista ecc, lavorare per la risollevare l’umanità dai drammi e l’attanagliano da tempo. Inoltre, può sperimentare l’unione di preghiera con quanti non si professano cristiani, ma desiderano una convivenza pacifica e serena. Ci sono uomini che ammettono di essere atei o in ricerca.
Con la sensibilità di Kolbe, la M.I. è chiamata al confronto con questi fratelli, che cercano il senso della loro vita ed una realtà trascendente che possa dare loro certezze. Anche a chi vive facendo a meno della presenza di Dio, questo movimento può offrire la possibilità del dialogo. Innumerevoli sono i campi in cui la nostra associazione può cercare il confronto con quella umanità che ha pensieri e pratiche religiose differenti.
Si tratta di porre questo atteggiamento come una priorità. San Massimiliano chiede alla M.I. di essere presente in ogni luogo della società, di proporsi in ogni tipo di ambiente e di accettare ogni tipo di confronto.
C’e bisogno, in altre parole, di una Milizia che non si nasconda, ma vada alla ricerca di chi è disponibile al dialogo e di coloro che, pur vivendo situazioni confessionali differenti, vogliono condividere un cammino di pace e amore, scandito da un sereno e fruttuoso dialogo. Non si può restare indietro in questo ambito della vita cristiana, secondo le esortazioni di papa Francesco e in considerazione dell’altissima testimonianza di Kolbe.
Un luogo in cui il dialogo religioso può avvenire in modo fruttuoso è il carcere. Proprio durante la detenzione nel campo di concentrarnento, san Massimiliano l’ha praticato con sensibilità e determinazione. Le case di pena di tutto il mondo sono oggi luoghi in cui vivono persone di diverse etnie e religioni ed è importante che la M.I. sappia introdursi in questi contesti per promuovere un sincero e sereno confronto con chi non è cristiano.
Negli U.S.A, ad esempio, questo tipo di esperienza è vissuta in modo molto intenso dai membri della M.I. Anche in Italia si registrano buoni risultati. Bisogna continuare su questa via perché ovunque è possibile seminare pace e amore, a partire da un cuore aperto che si pone in ascolto e sa formulare proposte in modo delicato. Il programma del dialogo secondo san Massimiliano, che va a fornire utili suggerimenti alla M.I. di oggi, e sintetizzato da queste celebri espressioni:
«L’odio divide, separa e distrugge, mentre al contrario l’amore unisce, da pace ed edifica. Nulla di strano, quindi, che solo l’amore riesca a rendere sempre gli uomini perfetti. Perciò, solamente quella religione che insegna l’amore di Dio e del prossimo può perfezionare gli uomini. […] E’ lecito affermare che se questa religione si diffondesse nel mondo intero, esso diventerebbe un paradiso» (SK 1205).
Solo l’amore è in grado di creare, unire, donare pace e contribuisce alla costruzione di una società migliore. Il cristiano, e il milite dunque, è portatore di una carità immensa, che proviene dal cuore e dall’insegnamento di Cristo. Solo manifestando e testimoniando questo amore è possibile costruire ponti con i fratelli che hanno idee e religioni diverse, ma possiedono la voglia di realizzare un mondo in cui regni la pace. Da qui nasce il vero dialogo e il vero confronto tra fratelli. E’ la testimonianza di Kolbe per la M.I. e per gli uomini di ogni tempo. E di fondamentale importanza raccogliere questo “testimone” per i militi di oggi.
La milizia dell’immacolata per l’uomo di oggi in cerca dell’amore di cristo e della tenerezza di maria
La M.I. è chiamata ad essere la casa di quanti sono alla ricerca dell’amore di Cristo e della dolcezza dell’Immacolata. San Massimiliano sente, in modo particolarmente urgente, la missione di far conoscere a tutti i fratelli del mondo la carità di Dio, che si manifesta in Gesù, e la custodia materna di Maria.
Per perseguire queste finalità egli dà, fondo a tutte le sue energie e al suo impegno.
Il cammino del nostro movimento procede proprio in questa direzione. Di seguito riportiamo alcune espressioni del santo, rivolte ad un lettore del Cavaliere dell’Immacolata in lingua polacca nel settembre 1924. «La prego di non scoraggiarsi per il fatto che regnano la freddezza e la cattiveria, perché la grazia di Dio, attraverso l’Immacolata, è più forte. Se non vogliono pagare il Rycerz (Il Cavaliere dell’Immacolata, ndr), allora noi volentieri lo manderemo gratis e l’Immacolata provvederà a trovare le offerte per quel luogo da qualche altra parte.
Lo scopo della Milizia dell’Immacolata è di conquistare il mondo intero, tutti i cuori e ognuno singolarmente per la Regina non solo del cielo ma anche della terra; dare la felicità vera a quei poveri infelici che la cercano nei piaceri effimeri di questo mondo: ecco il nostro scopo (SK 97, Risposta ad un lettore del Cavaliere dell’Immacolata in Polacco. Grodno 12 settembre 1924).
La M.I. deve caratterizzarsi per un requisito fondamentale: l’accoglienza. Ogni membro della nostra associazione deve sentirsi chiamato a creare un clima di squisita fraternità e di condivisione, perché chi cerca Dio possa trovarlo anche mediante la nostra testimonianza.
Ciascun milite, seguendo l’esempio di san Massimiliano, trasmette ai fratelli la felicità che sgorga dalla propria comunione con Cristo e li inviti ad abbracciare l’ideale kolbiano. Una M.I. accogliente e che prega puó offrire risposte importanti a chi si trova a percorrere una via di discernimento.
Inoltre, «Occorre lottare con la preghiera, con il buon esempio e la cordialità, con una grande dolcezza e bontà, quale riflesso della bontà dell’Immacolata. Quelle persone che cercano la felicità fuori di Dio, sono degli infelici che, avvolti nel peccato e nei vizi, inseguono la felicità cercandola dove non c’è e dove non la possono trovare» (Ibidem).
Ogni membro della M.I. è chiamato a sentirsi responsabile della felicità dei fratelli, attraverso la propria credibile testimonianza quotidiana.
«Inoltre, la medaglietta dell’Immacolata sia l’arma o piuttosto la pallottola di cui ogni milite dell’Immacolata si serve. Uno può essere anche il peggiore di tutti, ma se acconsente a portare su di sé la medaglia miracolosa, bisogna dargliela; noi con vero piacere ne manderemo gratis quante ne occorreranno, e si deve pregare per lui e all’occasione, per mezzo di una buona parola, cercare di portarlo lentamente ad amare con tutto il cuore la Madre Immacolata, a rifugiarsi in Lei in tutte le sue difficoltà e tentazioni. Chi comincia a pregare sinceramente l’Immacolata, dopo poco tempo, soprattutto nella festa di Lei, si lascerà convincere a confessarsi. C’è molto male nel mondo, ma ricordiamoci che l’Immacolata è più potente e “schiaccerà il capo del serpente infernale” (Ibidem).
Scoprire l’amore di Maria è quanto di più bello l’uomo possa vivere; questo avviene attraverso la mediazione di chi già sperimenta la sua protezione materna. Presentando ai fratelli la bellezza e l’importanza dell’accoglienza dell’Immacolata nella propria vita, li introduciamo – di fatto – in un percorso di conversione continua. Chi conosce lei non può fare a meno di sentire l’urgenza di porsi alla sequela di Cristo con serio impegno.
Ogni realtà M.I. (da quella più giovane a quella più antica) è chiamata ad interrogarsi sul proprio stile di accoglienza e di accompagnamento dei fratelli. Ogni membro M.I., in ogni sede del nostro movimento, deve trasmettere un amore contagioso al fine di condurre il prossimo alla realizzazione di un percorso cristiano, che possa dare un senso alla sua vita. La nostra associazione deve essere consapevole di questa speciale missione, di questo suo essere casa accogliente per chiunque cerchi l’amore di Dio e la protezione della Vergine. Seguendo l’esempio di p. Kolbe, quanti si sforzano di camminare sulla sua scia sono chiamati a comunicare con la propria vita la bellezza di un itinerario cristiano significativo. La nostra esistenza diventa, così, punto di riferimento per quella dei fratelli.